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Perricone: “Essere nati a “Castelvetrano” è una colpa, un marchio pesante.”

Perricone: "Oggi essere nato a “Castelvetrano” è una colpa, un marchio pesante."

Politica

Perricone: “Essere nati a “Castelvetrano” è una colpa, un marchio pesante.”

Il primo maggio dovrebbe essere una giornata di festa per il lavoro e per i lavoratori. Un giorno intero dedicato al lavoro con sfilate di carri, di liberi cittadini e di categorie di lavoratori associati alle sigle sindacali. Ormai a Castelvetrano non è più cosi. Molti si ricorderanno che agricoltori sfilavano con mezzi agricoli adornati a festa. Oggi a Castelvetrano, tutto questo è un lontano ricordo. Vi è poco da festeggiare. La città attraversa una delle crisi economiche più acute dal dopo guerra ad oggi. La recessione si taglia con il coltello. Molte famiglie sono afflitte dall’incertezza lavorativa e dalla mancanza di una possibile soluzione ai loro problemi economici.

Negli ultimi anni, a Castelvetrano, come in altri comuni dell’Isola, si sono persi migliaia di posti di lavoro. Sono tantissimi i giovani che son andati via. Questo primo maggio, come i precedenti degli ultimi anni non può che essere un momento di seria riflessione sulla crisi occupazionale. Il lavoro, quello serio, legalmente rispettato e con regolare contratto, da dignità alle persone e soprattutto genera processi di speranza per il futuro. Senza cadere nella facile retorica che a poco serve in questo difficile momento, quando in una comunità ci sono più disoccupati che occupati, è necessario abbassare l’ascia di guerra politica e cominciare un proficuo dibattito con tutte le forze sane del territorio. Senza presunzione chi intende lavorare per il vero bene della città, si metta attorno ad un tavolo e cominci a studiare soluzioni utili a generare lavoro fuori dalla logica del ritorno politico.

Castelvetrano è una città al collasso e che sconta a caro prezzo la diabolica presenza del boss Matteo Messina Denaro e dei suoi sodali. Castelvetrano da troppi anni è il fronte estremo di una guerra tra lo Stato e il maledetto boss. Purtroppo, come ogni guerra che si rispetti, va a finire spesso che ci vanno di mezzo anche gli innocenti o vittime inconsapevoli. 25 anni di latitanza sono troppi. 25 anni di inchieste logorano. Il prezzo più caro di questa estenuante battaglia la stanno pagando i ceti più deboli e soprattutto i nostri figli.

Oggi essere nato a “Castelvetrano” è una colpa, un marchio pesante. La città è spenta. Il ridente centro storico di una volta non esiste più. Decine di negozi hanno chiuso con la conseguente perdita di posti lavoro. Non si può rimanere indifferenti davanti all’agonia di un malato. E’ finita l’era delle diagnosi, alcune delle quali anche inesatte. La politica ha di certo le sue responsabilità ma spetta sempre alla politica, insieme ai cittadini di buona volontà e che ripudiano la mafia e ogni forma di arroganza, dare una nuova primavera a questa città.

L’arrivo dei commissari, a pochi giorni dal voto del 2017, pone un preciso confine temporale. Forse dovevano arrivare subito dopo il caso “Giambalvo. Forse nel 2017 dovevano scegliere i cittadini chi mandare a Palazzo Pignatelli. Ormai è andata cosi. Il modo in cui sono arrivati i commissari ha fatto pensare all’ ennesima “punizione” voluta dallo Stato contro i castelvetranesi. Il nostro Movimento non intende avvalorare questa tesi. Non vogliamo pensare ad uno Stato che “punisce” una comunità.

In occasione del 1 maggio, ricorrenza che ricorda dure battaglie per la conquista dei diritti dei lavoratori, non serve buttare fuoco sulle polemiche e neanche ribadire che, il contrasto alla mafia e al boss, è scaturito solo da rappresentati di certa parte politica. Gli interessati lo sanno che c’è stata gente in questa città che si è sempre opposta a certi figuri e chi è stato vittima di attentati o atti vandalici ha sempre sentito la vicinanza di tanti castelvetranesi e delle amministrazioni che si sono succedute. Oggi , oltre alle varie diatribe sui social o tra parti della politica, il vero problema di questa città, rimane la lunga latitanza di Matteo Messina Denaro e il suo pernicioso rapporto con questa città. Tutti dobbiamo essere uniti contro la latitanza di questo delinquente che non ha nessun rispetto per le sorti degli abitanti di questo territorio. L’unica cosa che Messina Denaro dovrebbe fare in questo momento, sarebbe quella di consegnarsi alle forze dell’ordine e accettare la sconfitta. Per colpa sua stanno piangendo i nostri figli e tanti padri di famiglia che non riescono a trovare lavoro in una città blindata e devastata mediaticamente.

Lo Stato avrà anche commesso degli errori di strategia ma è sempre l’elemento fondamentale di una democrazia. La vicenda dei beni confiscati e mal gestiti, ha generato un messaggio sbagliato e contorto. Nessuno deve pensare che la mafia da lavoro e lo Stato lo toglie. La vicenda Grippo & GDO è ancora una ferita aperta. In questo territorio lo Stato deve dimostrare ancor di più che è più forte dei mafiosi. E’ fondamentale che questo avvenga non solo con la repressione ma anche con il sostegno alla gente perbene.

Lo Stato agisce nel rispetto dei principi costituzionali, affrancandosi dall’arroganza e dalla partigianeria politica. Lo Stato è uno è non “deve” avere colore politico nella sua azione contro il crimine. A poco serve la divisione all’interno degli organi politici nella lotta alla mafia. I mafiosi, come dimostrano le inchieste, cercano di stare vicino al potere, a prescindere dal colore politico. Una politica forte e non litigiosa aiuta lo Stato a vincere contro ogni forma di delinquenza.

Liberare Castelvetrano dal boss e da chi ancora crede che Lui, sia un mito da ascoltare, è la vera battaglia di questa comunità. Senza questa vittoria e senza una politica del fare e del merito difficilmente Castelvetrano tornerà a festeggiare il 1 maggio e a vedere tante famiglie sorridere per aver raggiunto la tranquillità economica.

Luciano Perricone Movimento Liberi e indipendenti

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