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Una panchina rossa per Daniela, sul molo di Selinunte

Una panchina rossa per Daniela, sul molo di Selinunte

Sociale

Una panchina rossa per Daniela, sul molo di Selinunte

D’amore non si muore.

Dovrebbe essere così per tutti, dovrebbe essere una realtà priva di eccezioni, invece non lo è.
D’amore c’è chi muore, è l’ingiustizia di vita più dolorosa ed inaccettabile. Un amore che muta in amore malato ed assassino, mosso dalla paura di perdere l’ oggetto in possesso, per l’ incapacità di lasciare andare. Situazioni molto comuni purtroppo, di cui si viene a conoscenza solo di pochi casi. Spesso solo le mura di casa sono testimoni di violenze domestiche, fisiche e psicologiche e talvolta anche vicini di casa ed amici confidenti, che però spesso sminuiscono la gravità degli eventi, o semplicemente preferiscono non intromettersi. Invece, non si dovrebbe mai sottovalutare queste situazioni, perché prima o poi degenerano. È importante che l’uomo o la donna, vittime di violenza fisica o psicologica, denuncino, si confidano, si mettano in sicurezza. Il tempo non cambia le persone, il tempo non sistema le situazioni, il tempo che passa porta all’esasperazione ed a tragedie. Chi assiste o sente episodi di violenza, devono denunciare o convincere la vittima a denunciare. Vero è che le ultime sentenze emesse, mortificano le vittime, perché viene quasi dimezzata la condanna ai carnefici.

Queste sono le motivazioni per cui ogni cittadino deve indignarsi. Scendere in piazza. Protestare perché si attuino alla lettera le leggi, che oggi sono numerose a tal riguardo. Senza sconti, senza permessi, senza ritardi. Solo certezza della pena. Dopo una singola denuncia, deve attivarsi l’iter, ed il persecutore non deve avere più possibilità di avvicinarsi alla vittima, fino alla fine delle indagini, e se confermato, mai più. Ciò che è successo a Castelvetrano, ha scosso tutti. Ci si è resi conto, che la violenza sulle donne, il femminicidio, non sono solo slogan, non sono solo eventi che si vedono al tg. Ciò che è successo può capitare a chiunque, a noi, ai nostri figli, sorelle, amiche. Non serve solo cambiare una foto profilo su Facebook o scrivere un pensiero sulla nostra cara Daniela. Serve realmente capire e fare. Stop indifferenza. Stop tolleranza. Essere sentinelle ed aiuto per chi si trova in queste uguali situazioni. Non abbiate timore di denunciare e nemmeno di bussare a quella porta dove udite particolari liti. Partecipiamo tutti ai funerali della nostra Daniela, non lasciamola sola anche nel suo ultimo viaggio. Dedichiamo a Daniela, ed a tutte le donne vittime di violenza, una panchina rossa sul molo di Selinunte, perché tutti possano notarla e tutti possano gridare mai più. Mai più devono spezzarsi vite umane per volere di qualcuno che si nasconde dietro la parola amore.

Serena Navetta

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