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La “settimana corta” a scuola: “Ennesimo atto sconsiderato a danno degli alunni”

La "settimana corta" a scuola: "Ennesimo atto sconsiderato a danno degli alunni"

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La “settimana corta” a scuola: “Ennesimo atto sconsiderato a danno degli alunni”

La settimana corta è l’ennesimo atto sconsiderato a danno degli alunni.

La mia esperienza scolastica, seppur breve, mi consente di rilevare un notevole calo di attenzione dei ragazzi nelle ultime ore. È difficile poter proporre argomenti importanti in 5 e 6 ora! E il fisiologico calo di attenzione è comune per tutti gli alunni a prescindere dal grado di istruzione. Il tempo che si trascorre in queste condizioni a scuola è tempo sprecato. Legittimare attività più leggere, così sono definite, ne è una conferma.

Preparare la cartella per 5 o 6 materie è come caricare lo zaino di una decina di chilogrammi.

Preparare le lezioni del giorno successivo un impegno notevole, spesso lasciato incompleto: i ragazzi tornano a scuola senza aver completato le consegne. Recuperare un giorno di assenza diventa utopico. Viene meno la possibilità di svolgere una regolare attività sportiva o ricreativa. Viene meno il tedio creativo.
Preoccupante è la posizione di chi, vivendo nella scuola, impone la settimana corta, reputandola un valido strumento di ricongiungimento familiare nel fine settimana. Troppo poco a fronte delle perdite sul piano didattico. La settima a corta è la manifestazione eclatante dello svilimento del ruolo formativo della scuola. La sua applicazione per omologarsi alla prassi diffusa nel territorio trascura l’esistenza (da un ventennio) dell’autonomia scolastica che dovrebbe diversificare l’offerta formativa.

Aggiungo e concludo che sono figlia di una scuola elementare di 4 ore / die, di una scuola media di 5 ore giornaliere, senza rientri e progetti “prendisoldi” e “rubatempo”. Liceo e università non mi hanno spaventato. Ancora amo studiare e insegno ai miei ragazzi ad amare la conoscenza e a vivere in un’ ottica protesa ad un sano sviluppo dell’essere umano. La scuola non è parcheggio né di bambini né di giovani da trattenere entro le mura perché fuori non vi è lavoro. La scuola deve smuovere coscienze.

di Raffaella Stinchelli

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